Abbandonato nel 1953, Brancaleone Vetus è un borgo fantasma. In Calabria, arroccato su un colle, sorveglia un ampio tratto di costa ionica. Una vera e propria ghost town con ancora molto da rivelare.
Di origini antiche, l’allora Brancaleone Superiore venne sfollato negli anni cinquanta. E poi trascurato per lungo tempo. Nel 2008 finalmente nasce il Parco Archeologico Urbano di Brancaleone Vetus. Ben gestito dalla Pro-Loco di Brancaleone.

Perché visitare Brancaleone Vetus?
Credo che i paesi abbandonati dicono molto di noi: chi siamo, da dove veniamo, e perfino dove andiamo. Sono musei open-air che mostrano la vita di prima dello smartphone.
Ho con me il libro di Vito Teti Il senso dei luoghi. La mia guida ai borghi abbandonati in Calabria. Prima di salire quassù ho riletto le pagine dedicate a Brancaleone.
E Brancaleone Vetus ha molto a che fare con me. I miei genitori sono originari della zona. Questo borgo abbandonato è lo scenario dei racconti dei miei nonni. Il posto giusto per comprendere le loro storie.

A Brancaleone Vetus
Dall’odierna Brancaleone la strada serpeggia fino ai 311 metri dell’antico borgo. Avvicinandosi cattura subito lo sguardo la chiesa color sabbia. Rinnovata nel 2008, ora ospita il Centro documentazioni di Brancaleone Vetus.

Le rocce rosse lunari
Dietro la chiesa, un sentiero sale al nucleo storico del borgo. Avanzo a testa in su sotto la roccia a strati della rupe. Mi tengo lontano dai grappoli di fichi d’india che penzolano dalla roccia.
Cesare Pavese – confinato dai fascisti a Brancaleone – le definì “le rocce rosse lunari”.

Il nucleo storico del borgo
L’accesso al borgo è libero. In cima trovo lo spiazzo lasciato dalla chiesa crollata a inizio novecento. Da quassù, la vista spazia dalla costa ionica fino ai primi contrafforti dell’Aspromonte.
Scruto l’orizzonte dove il cielo incontra il mare. È da lì che arrivavano i pirati saraceni. Le loro scorrerie portavano morte e distruzione.
Dalla Brancaleone sulla costa, una strada si allunga verso il borgo antico. Lungo questa via vennero costruite le case popolari per gli sfollati. Con vista sul paese vecchio.

Dell’antica chiesa matrice sono rimasti solo sepolcri vuoti incastonati nel pavimento. E questa lapide del 1741.

Piazza Vittorio Emanuele
Era la piazza principale di Brancaleone. Dove ci si ritrovava per parlare e festeggiare. Adesso il silenzio è rotto solo dal vento con i suoni della Brancaleone sul mare.
La piazza ora è piena di buche. Erano le aperture per silos scavati nella roccia. Qui si conservavano le granaglie del paese.

Mi accuccio dentro un silo per scattare questa foto.

La grotta dell’albero della vita
Nascosta dietro la piazza, c’è la grotta-chiesa dell’albero della vita. Una delle tante grotte scavate nella rupe.
Un pilastro centrale scolpito nella roccia simboleggia il tronco. I rami accennati nel soffitto. È l’albero della vita. Simbolo religioso portato dagli armeni in epoca bizantina.
Graffiate sulla parete, una croce e un pavone stilizzato. Altro simbolo armeno arrivato attraverso il Mediterraneo.

Tutto torna alla terra
Scendo lungo la scarpata sotto la piazza. Erba alta invade il sentiero. Odore di origano.
Dentro i ruderi, niente tubature, fili elettrici, servizi igienici. Il paese venne trascurato di proposito?
Inciampo sulle pietre di un muro appena crollato. Qui tutto sembra tornare alla terra. Inesorabilmente.

Il cimitero
Tombe basse. Arrangiate. Lapidi con fotografie in bianco e nero. Visi scavati di gente di Brancaleone.
Ripenso all’epigrafe letto in molti cimiteri: “Noi eravamo come voi, voi sarete come noi”.
Tutto torna alla terra.

5 risposte a “Brancaleone Vetus, il senso di un luogo abbandonato”
Thank you – interesting to read about a place not known by me
Thanks, Diana. I’m glad I could show you a new place.